La prima grande suddivisione dell'umanità, quella che diede diversificazioni notevoli nella cultura, e nelle arti, diversificazioni che ancor oggi si protraggono pur se con manifestazioni non più decisamente evidenti fu quella tra nomadi e sedentari. QUesta suddivisione, va tenuta da conto anceh per quanto riguarda l'origine della chiave e di tutti quegli strumenti atti a chiudere e a garantirela chiusura, siano essi serrature o lucchetti.
I nomadi vivevano in tende o in capanne, mobili; e non v’è nulla di più agibile d’una tenda, anche se nei paesi freddi dell’Asia centrale essa ha porte di pesante feltro. Nessun apparato di quelli che ci interessano; e solo i preziosi sono conservati in una scatola di legno, uno «scrignetto» che ha un occhiello sul coperchio e due sulla parte frontaliera, il tutto tenuto da un «lucchetto ad ago». Forse per questa ragione i popoli nomadici hanno avuto una grande tradizione di lucchetti, nelle fogge più complesse per solito sempre attinenti al sistema «ad ago» al punto che, sedentarizzati, ancora per secoli hanno preferito questo sistema di sicurezza anche per le porte d’accesso, per le ante degli armadi, per i coperchi delle cassepanche. Abbiamo così, ed è un fatto pleonastico, la presenza di moltissimi lucchetti nella tradizione nomade.
La prima «serratura» fu probabilmente quella costituita da un’asola di vimine che usciva dal battente e si innestava in un altro anello di vimine fissato allo stipite di quei granai e di quelle capanne che, ab origo, erano di rami intrecciati, del che appunto fa fede l’etimo del verbo «architettare» presso i popoli nomadici: bastjcìn (da cui imbastire). Un cavicchio veniva fatto passare nell’asola, e ciò impediva che la porta venisse aperta da animali o da bambini piccoli, o ancora che si potesse aprire dalla parte opposta a questo rudimentale congegno. Il cavicchio in questione ha proprio le caratteristiche di quel che saranno poi i cavicchi -o rivetti -a forma di chiodo nelle serrature egizie, laconiche e romane . Esse erano formate da due parti: una fissa, in cui si alloggiava il catenaccio, con una sede che accoglieva questi cavicchi cadenti entro appositi fori ed una mobile, costituita dal catenaccio.